Mi dichiaro ufficialmente non in grado di comprendere lo stato dell’arte

Mi dichiaro ufficialmente non in grado di comprendere lo stato dell’arte. Alla luce del numero delle partite ufficialmente rinviate a data da destinarsi, tutte per lo stesso motivo (fin qui ci posso arrivare), la mia condizione di essere umano nella norma (spero) non mi aiuta molto nel trovare una ragione valida in grado di dare un senso, un collegamento con la realtà pandemica che ci circonda, all’idea di fondo di non sospendere temporaneamente l’attività agonistica regionale.

Questo è lo specchio che certifica la situazione odierna, a poche ore dalla discesa in campo. E probabilmente, vista la ristrettezza dei tempi (si ritorna in campo domenica 9 gennaio), la stessa sorte seguirà anche il secondo turno del girone d’andata. Poi si vedrà.

Praticamente la volontà di tornare in campo ha dovuto fare i conti con un Paese, l’Italia, ancora una volta incapace di prevenire la diffusione del contagio. Ovviamente calciatori e sportivi in generali compresi. Questa è la dura realtà. Almeno per chi come il sottoscritto si aspettava una decisione diversa. Mi scuso per i miei limiti, evidentemente le mie valutazioni hanno qualche difetto di fondo che non mi consente, come riesce ad altri, di mettere bene a fuoco la situazione dal punto di vista generale. Poco importa. Allora che siano altri ad avere ben chiaro il contesto per trovare le giuste contromisure. Così dovrebbe essere.

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