Il Golfo di Gaeta piange la scomparsa dell’Artista Franco De Luca

Ci ha lasciati Franco De Luca, fotografo, pittore, poeta.

Il ricordo della “Gazzetta di Gaeta”: “siamo stati orgogliosi del regalo che ci fece un anno fa, per il tramite del suo amico Olimpio Di Mambro: sulla copertina del numero 9 della Gazzetta un frammento della sua opera “Condominio” restituì vita alla più emblematica delle moderne rovine gaetane: l’ex vetreria Avir.

Nel 2022 con la poesia “Mattina” Franco De Luca, poeta e artista visivo residente a Gaeta, si classificò al primo posto nel Concorso Letterario indetto dall’Accademia Internazionale di Significazione, Poesia e Arte contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre.

Una grande soddisfazione non solo per l’autore ma anche per “deComporre Edizioni” che al De Luca ha dedicato articoli sulla propria pubblicazione letteraria e, negli ultimi anni, due pubblicazioni di successo: “Fotodrammi” e “Al passo”.

L’opera vincitrice, definita dagli organizzatori “d’incommensurabile valore, senso e bellezza”, ha convinto la Giuria che l’ha selezionata fra le 928 giunte da tutto il mondo. Ad accompagnare Franco De Luca c’erano gli amici Salvatore Bartolomeo e Simone Lucciola.

Poesia di Franco De Luca

Mattina

Tra incanto e voluttà vibrando sbuco
dai languori del sonno
come dal bruco un papilio che va
dispiegando le alucce
e par che libro dica
lumeggiando in ausilio del mattino.

Di nuovo si rubrica un farsi nuovo
tra palpiti di palpebre a voliera
di sguardi volitivi ma furtivi,
ma vividi di brividi correnti
in lampi di malia. E quei corsetti,
su un vago balconcino
sì ben spiegati a festa
che lesta è la nozione
di un libero bacino,
nessuno me li adocchi
avanti che da eccentrica finestra
non trabocchi per vasta intimità
quell’ombra che traballa,
allegra messaggera d’una veste
leggera di farfalla.

Mentre tornando ai giorni più recenti, Sabato 27 gennaio, alle 16.30, presso la Pinacoteca comunale d’arte contemporanea “Antonio Sapone” di Gaeta è stata inaugurata la mostra “Verso dove…”, titolo di un’esposizione antologica dell’arte dello scatto “surreale” dell’ 83enne artista formiano, organizzata in omaggio alla sua longeva carriera, ricca di collaborazioni e successi, dunque pensata per esporre alcune delle sue opere del passato, ma soprattutto una selezione degli ultimi dieci anni di attività.

Un impegno artistico- professione che ha portato De Luca in giro per l’Italia ed anche all’estero – in particolare a Parigi; affiancando di volta in volta esperienze cinematografiche, teatrali, editoriali. Collabora, ad esempio, con la rivista “Tutt’Italia” di cui cura gli itinerari turistici di Umbria e Toscana; conosce Alberto Burri e Nemo Sarteanesi, con cui pubblica il suo primo libro di poesie “Nell’ombra della paura” (Nemo Edizioni, 1962); conosce e collabora con il regista Mario Ricci per uno spettacolo la cui scenografia è curata dagli artisti Achille Perilli e Gastone Novelli del Gruppo 63.

Frequenta il pittore Giulio Turcato, il critico d’arte Giovanni Carandente e la scultrice Amalia Del Ponte; ed ancora Alfiero Vincenti che lo introduce nell’entourage di Carmelo Bene. Lavora al cinema, partecipando al film “Irene Irene” di Peter Del Monte e ai lavori di un film con Gloria Guida del regista Liverani.

Solo sul finire degli anni Settanta torna a Formia – anche se attualmente vive a Gaeta –  dove comunque prosegue con la sua fotografia artistica, nonchè come poeta. Dopo la prima silloge poetica torna alla pubblicazione nel 2011 con “Oltre la soglia” (Palace Editions”), e poi ancora nel 2021 con “Fotodrammi” (DeComporre Edizioni) e nel 2022 “Al passo (Cronachette)” (DeComporre Edizioni).

Franco De Luca, coerente nel suo cammino di ricerca, è un colto, tenace, instancabile inventore di finzioni. Anzi, l’operazione di Franco De Luca ha questo di speciale e di specialmente interessante: il vero della finzione, con i suoi ‘legati’ e i suoi ‘scorci’, è attestato dalla fotografia, arte che si intende più di tutte vicina al vero che quotidianamente ci si fa incontro in primo piano: e così performa, consolida e amplifica, dal vero al vero, la verità della finzione con i suoi affacci e le sue accoglienze” – spiega Marcello Carlino.

Ed ancora: “Lo stile poi rifugge patinature, armonizzazioni ben temperate; presceglie invece lo sgranato, lo scabro, il ruvido, il graffiato, i colori pulsanti come da illuminotecnica teatrale e quelli da effetto notte, che meglio si prestano ad inscenare dinamiche di spaesamento e che più si fanno voce e tono di ironia. Che è disposizione ottimale perché il vero della fotografia – una fotografia di bagliori surreali, che sta nel solco di una tradizione d’avanguardia, irrecuperabile ad una mimesi della realtà in versione standard e di essa realtà, al contrario, forma di contestazione – trasponga il vero di una finzione che si rende strumento di navigazione alla scoperta delle profonde verità di contenuti sommersi”.

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